
Perché Molecole d’Acqua?
Ci stiamo accorgendo che l’acqua è importante, meglio tardi che mai. Eppure, dovremmo saperlo: non c’è vita, almeno nelle forme a noi note, senza acqua, per questo andiamo per l’universo a cercarla, come indizio di possibili vite simili alla nostra. E dovremmo saperlo, perché il nostro stesso organismo è costituito principalmente d’acqua.
Siamo quindi, ci piaccia o no, semplici molecole d’acqua in movimento, da cui ereditiamo alcune caratteristiche intrinseche. Non ci piace la vastità tumultuosa dell’oceano globale in cui questa società liquida, come la definisce Bauman, in cui tutto è momentaneo, fluido, mutevole, ambiguo, precario, ci condanna a navigare. Non ci piace soprattutto perché quell’oceano è scientemente inquinato dai tensioattivi.
La nostra intrinseca natura ci induce a legarci tra noi per formare una goccia e ad aderire alla superficie del luogo che ci accoglie. Si chiama tensione superficiale. I tensioattivi s’insinuano dentro di noi e spezzano questi legami, vincono la forza di coesione e ci isolano, per poterci meglio disperdere.
I tensioattivi che ci intossicano sono il frutto dell’ottimo lavoro fatto dal pensiero dominante neoliberista, dalla tecnica e dalla tecnologia al suo servizio: spezzare, isolare, disperdere, disorientare, anestetizzare, per meglio controllare e quindi dominare.
Non un pensiero unico – se non altro perché non è il nostro – bensì un pensiero dominante, in mano ai pochissimi dòminus che tutto dispongono, o, se preferite, prevaricante, tanta ormai è la sua protervia, oppure onnipotente, tant’è il senso d’impunità di questo manipolo di Sapiens super, che indirizzano e controllano la vita di tutte noi, molecole d’acqua del genere Sapiens.
Per noi è soprattutto un pensiero tossico, perché ci è entrato dentro e ci sta avvelenando con la violenza dei suoi modelli e la pervasività dei suoi strumenti.
Siamo tutte uguali, fatte di due atomi d’idrogeno e uno d’ossigeno; siamo tutte uniche, perché ognuna di noi rifrange la luce a modo suo. Questa è la nostra essenza, la nostra meravigliosa bellezza. Se lasciamo che un manipolo di noi, impazzite dall’ingordigia e dal delirio d’onnipotenza, spezzi il miracolo della nostra multiforme esistenza, la Terra tornerà ad essere un cumulo di polvere, senza vita, che vaga nell’universo.
Esistono molecole d’acqua che non ci stanno, che non vogliono lasciarsi inquinare e che continuano ad aggregarsi in gocce e a fecondare la terra.
Non può né deve essere la rabbia, la frustrazione o la rivalsa il collante che ci tiene insieme, deve essere la consapevolezza, della nostra più intima essenza e della improcrastinabile urgenza che il momento storico ci impone.
La critica al pensiero dominante proviene ormai trasversalmente da più parti. Esponenti di mondi tradizionalmente assai distanti – cattolico, socialista, liberale classico – si scoprono, con identica preoccupazione, uniti nel non capire né condividere gran parte di ciò che sta accadendo.
Significa che il momento è giunto, che è ora di una nuova Costituente, che non deve scrivere una nuova Costituzione, deve semplicemente aggregarsi per difendere i principi fondanti della vecchia e farli finalmente applicare.
È il momento di attivare tutti gli antidoti possibili, e se serve di inventarcene di nuovi, contro le tossine che ci disgregano e ci disumanizzano.
È il momento in primo luogo di mettere a sistema tutto quanto di nuovo, diverso e non allineato già esiste e cerca di disintossicare e riaggregare le molecole d’acqua e di portare sui territori e dentro le comunità azioni concrete di cambiamento. È il momento di abbandonare i personalismi e il narcisismo, malattia endemica coltivata ad arte dai dominus di cui sopra.
È il momento che si muovano anche quegli strati sociali tradizionalmente poco inclini al cambiamento, a cominciare dal ceto medio e dalle imprese familiari, perché l’insopportabile disuguaglianza colpisce anche loro.
È il momento che si muova soprattutto chi non l’ha mai fatto, per pudore, per altri impegni, per pigrizia o per timore poco importa, perché occorre dimostrare che non esistono persone inadeguate e che ognuno può dare il suo contributo. Mai come ora, non è più il momento di rimanere indifferenti, è il momento della consapevolezza e dell’azione.
Non importa se ci vorrà del tempo o ci saranno sconfitte e cadute, ciò che conta è ricompattarsi e muoversi, reagire e resistere. Ce lo insegna Eduardo Galleano: se sono caduto, è perché stavo camminando. Contano la meta e il cammino per raggiungerla.
Proviamoci, uniti e senza paura.